Title Image

LA RETE CHE INTRAPPOLA LA SCUOLA ITALIANA

LA RETE CHE INTRAPPOLA LA SCUOLA ITALIANA

come ho accennato nel mio ultimo libro: “La scuola dell’assurdo…..” (2023), la scuola ha grandi difficoltà e se ci fosse la volontà di affrontarle la sua organizzazione sotto forma di autonomie regionali renderebbe il tentativo davvero difficile se non impossibile.

Premesso questo vediamo di indagare il suo duplice aspetto: A)- burocratico/normativo e B)- didattico metodologico.

A) – aspetto burocratico/normativo: la scuola, attraverso due istituti nazionali, in particolare, INVALSI (Istituto Nazionale VALutazione Sistema Istruzione) e INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa), viene gestita come un’azienda. Il primo si occupa di valutare, attraverso somministrazione di test, il livello di preparazione che la scuola riesce a dare ai nostri studenti; il secondo di raccogliere dati per rinnovare il processo educativo. Questo giustifica la suddivisione della scuola in aree geografiche gestite da manager/dirigenti scolastici che, come tutti i manager, ricevono un compenso esageratamente alto rispetto ai dipendenti/insegnanti e sono responsabili delle direttive che la loro azienda/scuola segue e/o deve seguire. In quanto azienda, la scuola, prima di tutto, deve contribuire allo sviluppo economico (profitto) “investigando” l’area geografica di appartenenza. Questo modo di gestire la scuola da una parte, sposta l’obiettivo primario del sistema educativo (sviluppo delle potenzialità individuali) dall’alunno all’azienda e, dall’altro, porta 1) – un sovraccarico sulla normale programmazione oltre a 2)- difficoltà di valutazione.

Si finisce, così, quasi sempre con il trascurare la programmazione curricolare e dare spazio a progetti proposti e spesso finanziati dalle aziende. Il focus del progetto educativo diventa il profitto/mercato; (tecnologie in particolare), lo studente, invece, lo strumento per il suo raggiungimento.

In questo scenario, il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) (non più MIUR) si trova in una posizione centrale con quali funzioni?

Poiché l’obiettivo della scuola è stato spostato dall’alunno/bisogno all’azienda/profitto, potremmo chiederci come valutare il merito e se, quest’ultimo, è da riferirsi alla raccolta dati o ai progressi relativi al processo educativo dell’alunno. Questo dubbio è lecito pensando anche alle varie e stravaganti proposte, sollevate dalle tante autonomie scolastiche, per la valutazione dell’alunno. Il tutto potrebbe essere anche divertente se non fosse tremendamente drammatico.

B) – l’aspetto didattico metodologico della scuola italiana è sotto le direttive di pedagogisti e psicologi, organizzati in associazioni, supportati da case editrici ad hoc, si proclamano possessori del “verbo” con la presunzione di insegnare ai docenti il loro mestiere.

Prima di tutto domandiamoci 1) – perché, a tutt’oggi, esistono ancora figure professionali come i pedagoghi, 2) – perché il docente non può essere formato in modo idoneo a svolgere in autonomia la sua professione.

1) – Facciamo un passo indietro e domandiamoci chi era il pedagogo quando l’istruzione non era estesa a tutti. Il pedagogo era colui che provvedeva, in forma privata, all’istruzione del figlio del padrone destinato a governare e/o comunque a far parte della classe che aveva il potere economico e politico; possiamo affermare che era un servo alle dipendenze del signore da cui riceveva il salario oltre alle direttive di insegnamento. A rigore di logica, oggi questa figura dovrebbe essere scomparsa; ossia: evoluta e identificata nel docente, libero professionista alle dipendenze dello Stato con il compito di istruire tutti i cittadini del Paese Italia nella scuola pubblica secondo programmi ministeriali che lo stato democratico ha deliberato. Arriviamo a concludere che il pedagogo non ha ragione di essere in una società democratica.

2) – Il docente, poiché libero professionista, ha libertà metodologica nell’esercitare la sua professione. Fino adesso, si è basato su buone pratiche seguendo anche la naturale intuizione e la sua preparazione accademica. Oggi, alla luce della nuova Teoria Biologica della Mente ( A. Bernardini 2008), conosciamo le leggi che regolano il processo cognitivo e la correlazione tra cognitivo e psicologico, sarebbe perciò possibile formare i docenti su una metodologia scientifica che segua queste leggi per sviluppare e/o recuperare le potenzialità di tutti gli alunni. La riabilitazione robotica già applica queste leggi.

Se invece non si riconosce e/o non si vuole riconoscere la teoria biologica della mente nel processo cognitivo umano e quindi le origini biologiche della emozione/coscienza, la didattica resta priva di basi scientifiche e in balia di chi voglia manipolarla.

Concludendo la scuola è nelle mani di pedagoghi al servizio del padrone e di psicologi a cui non è concesso di lavorare sull’origine dell’emozione/coscienza perciò di intervenire efficacemente sul disagio causato da una politica dominata dal capitalismo finanziario. Con l’ultimo accordo firmato tra il Ministro del MIM e il Presidente dell’Ordine degli psicologi i ragazzi dovranno fare affidamento su una psicologia che non riconosce l’origine dell’emozione, ma si affida al calcolo delle probabilità secondo una raccolta dati come tutta l’intelligenza artificiale (AI).

In questo scenario, i test proposti da INVALSI non possono essere adeguati, e la raccolta dati di INDIRE non può avere valenza significativa per proporre innovazione nella ricerca educativa a favore dell’alunno.

Dobbiamo allora concludere che l’innovazione sulla ricerca educativa non è rivolta allo sviluppo delle potenzialità del ragazzo ma alla raccolta di dati utili per un futuro intervento dell’intelligenza artificiale (AI) sul processo cognitivo umano. Intervento già iniziato con l’approvazione della legge 170/2010 relativa ai disturbi specifici di apprendimento (DSA).

NOTA: La scuola, e tutto ciò che intorno ad essa ruota, non può essere considerata un’azienda/profitto ma una fucina in cui investire per ottenere il miglior prodotto possibile. L’investimento precede il guadagno; il guadagno sarà il prodotto umano capace poi di creare aziende e una società migliore, mentalmente più sana e forse più giusta. Se invece l’investimento è quello di impedire lo sviluppo del potenziale umano usando gli studenti anziché formarli, chi parla di innovazione non sa quello che dice perché l’innovazione di cui si parla consiste nel trovare mezzi più distruttivi (la tecnologia) per perpetuare una situazione sociale millenaria: Servo/massa – Padrone/classe dirigente perciò: una società statica, totalitaria, stupida e mentalmente disturbata.

× Posso Aiutarti?